Per tutti quelli che parlano una lingua nazionale, è difficile immaginare cosa significhi essere tra gli ultimi parlanti di una lingua locale in via d’estinzione. Le principali lingue europee, il cinese, l’arabo, il russo non solo vengono parlate da milioni di madrelingua, ma vengono anche studiate in tutto il mondo.
Istituzioni come la SMML Carlo Bo offrono ricchi programmi didattici e centinaia di ore di pratica laboratoriale per imparare in modo professionale le lingue straniere protagoniste dello scenario internazionale. Su di esse vengono scritte numerosi testi di grammatica e ognuna di queste lingue ha parlanti, studiosi, scrittori, poeti, programmi tv e giornali che le utilizzano ogni giorno.
Ma non tutte le lingue sono altrettanto fortunate, e molte rischiano di incorrere nell’estinzione: è stimato, infatti, che nel mondo vengono parlate più di 7.000 lingue, di cui quasi 3.000 rischiano di scomparire. A un ritmo lento, ma inesorabile: ogni quattordici anni una lingua scompare del tutto, insieme al suo ultimo parlante.
Woolaroo è stato progettato e lanciato proprio per scongiurare la perdita dell’incredibile patrimonio culturale che queste lingue contengono. Vediamo che cos’è, come funziona e quali lingue supporta.
Che cos’è Woolaroo e come funziona
Woolaroo è un nuovo progetto di Google Arts&Culture che, tramite il machine learning, offre uno strumento educativo interattivo per promuovere la conservazione e l’apprendimento di lingue a rischio d’estinzione. Si tratta infatti di una piattaforma open-source di traduzione da immagine a testo. Che cosa significa esattamente?
Woolaroo funziona così: basta recarsi al link della piattaforma da dispositivo mobile e cliccare su “let’s get started”. Con la fotocamera che si apre, è possibile fotografare oggetti attorno a noi. Grazie all’API di Google Cloud Vision, Woolaroo è in grado quindi di riconoscere l’oggetto e offrire una traduzione nella lingua selezionata.
Un esempio? Colleghiamoci alla piattaforma da uno smartphone e usiamo la fotocamera per fotografare una mano, dopo aver selezionato la lingua che ci interessa – in questo caso il Nawat. Woolaroo riconoscerà la mano che abbiamo fotografato e ci offrirà traduzioni della parola e delle parole ad essa collegate. Scopriremo così che, in Nawat, “mano” si dice -mey, “dito” è -mapipil e “polso” si dice imakechkuyu.
In questo modo, Woolaroo permette di imparare il vocabolario di lingue in pericolo direttamente nell’ambiente circostante, rivelandosi uno strumento utile sia per trasmettere le lingue in estinzione ai giovani della comunità d’origine, sia per aprire il proprio patrimonio linguistico locale a tutto il mondo.
Quali lingue sono supportate da Woolaroo?
Woolaroo è un progetto Open Source: significa che le comunità che ancora parlano le lingue in via d’estinzione possono aggiungere indipendentemente vocaboli e pronunce, nonché aprire l’applicazione a nuove lingue.
La prima lingua supportata da Woolaroo è stata il Yugambeh, una lingua aborigena australiana con poco più di cento parlanti che ha dato anche l’ispirazione per il nome dell’app. Woolaroo in Yugambeh significa “ombra”.
Oltre allo Yugambeh, Woolaroo è stato lanciato con nove lingue attive. Ecco quali sono:
- La lingua creola della Louisiana, una lingua basata sul francese, parlata nello stato della Louisiana, negli Stati Uniti.
- Il Greco Calabrese, noto anche come dialetto greco-calabro o Grecanico, una variante del Greco Italiota.
- Il Māori, una lingua della Polinesia orientale parlata dal popolo Māori della Nuova Zelanda.
- Il Nawat, una lingua uto-azteca parlata nella parte occidentale di El Salvador.
- Il Tamazight, la lingua indigena della regione del Tamazgha, situata in Nord Africa e nel Sahara.
- Il Siciliano, la lingua romanza nativa della Sicilia.
- Il Yang Zhuang, una lingua Tai parlata nella regione di Guangxi, nella Cina sudoccidentale.
- Il Rapa Nui, parlato dall’omonima popolazione di origini polinesiane che vive in quella che conosciamo come l’Isola di Pasqua.
- Lo Yiddish, la lingua derivata dall’Alto tedesco parlata dagli Ebrei Ashkenaziti.
Alle lingue di lancio, si sono aggiunti altri idiomi: il Maya e il Tepehua, parlati nell’America Centrale, il Vurës, utilizzato nel Sudest Pacifico, la lingua parlata dalla tribù Potawatomi a cavallo tra USA e Canada, il Serravallese, il Sanscrito e il Kumeyaay, una lingua utilizzata dalle popolazioni indigene delle zone di confine tra California, Baja California e Messico.
Sono solo alcune delle lingue a rischio d’estinzione in tutto il mondo che, grazie alla tecnologia di Woolaroo, stanno costruendo un archivio permanente di idiomi e pronunce a partire dalle comunità intenzionate a preservare il loro patrimonio linguistico. La SSML Carlo Bo, da oltre 70 anni specializzata nella formazione di mediatori linguistici, interpreti e traduttori, sa quanto sia importante preservare le lingue in via d’estinzione. Ogni idioma, infatti, permette di comprendere la complessità culturale di una specifica comunità. Per questo, il Corso di Laurea Triennale in Scienze della Mediazione Linguistica si focalizza su una formazione completa e approfondita, per consentire agli studenti non solo di apprendere una lingua, ma anche i significati profondi legati ad essa.
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