Il lavoro dell’interprete in ambito diplomatico è sfidante, dinamico e ricco di responsabilità. Riportare correttamente un discorso, un documento o un atto da una lingua a un’altra è fondamentale per la chiarezza dei rapporti tra paesi. Ma quali sono i requisiti per lavorare come traduttore e interprete in ambasciata? Di cosa si occupa quotidianamente un professionista della traduzione in ambito diplomatico e quali competenze sono richieste per svolgere questo ruolo?
Per scoprire di più abbiamo intervistato Frédéric Ginersio, docente della SSML Carlo Bo che lavora anche come interprete in ambasciata. Ecco cosa ci ha raccontato.
Di cosa si occupa un traduttore o interprete all’interno di un’ambasciata? Quali sono i compiti previsti dal ruolo?
“All’interno di un’ambasciata il traduttore e interprete rappresenta il collegamento fisico tra il paese ospite e quello ospitante e aiuta a rendere meno gravosa la permanenza del capo missione e dei vari diplomatici. Il traduttore/interprete lavora a stretto contatto con istituzioni, ministeri, cerimoniale, uffici di cultura, polizia e altre organizzazioni presenti sul territorio e non solo. Si tratta di un lavoro molto appassionante, in cui non manca sicuramente l’adrenalina.
Il traduttore ha delle grandi responsabilità, in quanto ha a che fare con documenti di grande importanza a livello internazionale, tratta con esponenti politici e diplomatici, a volte sotto tensione, e deve quindi avere sangue freddo e una buona dose di inventiva. Inoltre, ha il compito di valutare la corrispondenza in entrata e tradurre quello che sicuramente rientra nelle pertinenze della missione diplomatica per cui lavora. Questo compito prevede anche un’ottima conoscenza degli ambiti di cooperazione che possono interessare l’organico dell’ambasciata, delle direttive imposte dal governo centrale e dall’impostazione che un ambasciatore vuole dare alla sua missione.
Facilitare il lavoro di un’ambasciata permette di creare solidi legami con il paese ospitante e questo rappresenta uno degli obiettivi fondamentali. Il traduttore/interprete ha anche il privilegio, se si presenta l’occasione, di viaggiare all’estero o sul territorio del paese ospitante al seguito del capo missione o dei vari diplomatici per facilitare il loro lavoro. La parte che forse richiede molta abilità e sangue freddo è l’interpretazione di riunioni di alto livello o incontri privati in sede e non. L’errore non è ammesso e la perfetta conoscenza della lingua è fondamentale per far si che tutto si svolga senza problemi e inutili incomprensioni.”
Qual è il percorso formativo da seguire per diventare interprete o traduttore in ambasciata?
“Per diventare traduttore e interprete bisogna optare per corsi di laurea in Mediazione Linguistica proseguendo con la magistrale in Scienze Linguistiche, Letterarie e della Traduzione. Esistono anche ottimi Istituti di alti studi in mediazione e interpretariato che formano in modo eccelso i traduttori e interpreti di domani.”
Quali sono i requisiti professionali e personali per lavorare come traduttore e interprete in ambasciata?
“Questo ruolo, oltre alle competenze prettamente linguistiche, prevede determinazione, sangue freddo e professionalità estreme. Servono carattere e abilità. I margini di errore sono minimi. Il lavoro di squadra è fondamentale per poter lavorare in gruppo e interfacciarsi con ambienti molto dissimili tra loro. Va da sé che bisogna aver una mentalità molto aperta e flessibile ed essere recettivi al cambiamento. Aggiungerei anche che un pizzico di follia non guasta in determinate occasioni.”
Come si fa, solitamente, a trovare lavoro come interprete e traduttore in un’ambasciata?
“Non ci sono procedure standard. Ogni ambasciata ha le sue modalità di selezione e assunzione. Spesso vengono inseriti annunci di posti vacanti sui siti istituzionali delle missioni diplomatiche. Bisogna mandare il proprio curriculum vitae, una lettera di presentazione e se possibile allegare i titoli di studi. Se il profilo viene preso in considerazione, si verrà chiamati per un colloquio conoscitivo in lingua, al fine di testare le capacità dialettiche e di conoscenza della lingua. Se sarete fortunati, verrete assunti in prova con regolare contratto e solo successivamente stabilizzato con contratto indeterminato. Alcune grandi ambasciate, invece, si avvalgono di traduttori esterni o freelance.”
Che consiglio darebbe ai ragazzi e alle ragazze che desiderano intraprendere questa professione?
“Se si insegue il sogno di diventare traduttore o interprete, il mio consiglio è di non mollare mai. Bisogna perseverare e non arrendersi mai al primo no che si riceve. Il mondo della traduzione e dell’interpretariato è molto impegnativo e richiede tanta dedizione e studio costante. La lingua non è statica ma in continua evoluzione. Tradurre è una grande sfida e necessita di un pizzico di inventiva. Il mondo della diplomazia è diverso da qualsiasi ambiente di lavoro anche nel campo della traduzione. Ha le sue regole scritte e non scritte, ha fascino e ha i suoi non detti. Tradurre per la diplomazia è una sfida continua. Alle ragazze e ai ragazzi che vogliono avventurarsi in questo ambito dico: siate folli e buttatevi senza esitare. Non ve ne pentirete.”
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